• Tenute Stintino, unica cantina di un territorio che sa di sole e sale.

    Il progetto museale di Antonio Diana prende forma

    Unica realtà locale di casa vinicola è una vera e propria scommessa la viticoltura quasi eroica di Antonio Diana.

    Qui oggi non ci sono vigneti anche se fino a metà del Novecento c’erano vigne verso il mare a Izzi Mannu, a sud di Stintino. Sono otto ettari quelli delle Tenute Stintino a Pozzo di San Nicola coltivati con agricoltura biologica (concimazione con letame da una conigliera locale e alcune correzioni come l’introduzione di alghe nel momento di maggior calore). Otto ettari vitati che una resa che va dai 60 agli ottanta quintali per ettaro – il Vermentino Doc non può essere riconosciuto tale con una resa superiore ai 130 quintali per ettaro – tutti allevati a spalliera.

    Dove sorge adesso il complesso c’era un consorzio agrario nato nel 1960 quando la Regione Sardegna progettò una serie di bonifiche con l’obiettivo di miglioramento agrario. Fu allora che venne costruita la chiesa e l’unica pompa di gasolio della zona.

    La storia vinicola di Antonio Diana, ex sindaco di Stintino, ex Direttore del Parco dell’Asinara, Presidente della Confraternita locale e pescatore professionista, amante del mare con il quale ha un rapporto viscerale, inizia nel 2016. Acquista un manufatto dove realizza un piccolo residence, la cantina con degustazione, una parafarmacia e pianta il primo vigneto.

    Dal prossimo autunno l’idea è di vinificare direttamente nella propria cantina le uve e l’obiettivo ambizioso quello di inaugurare con il concerto di Natale uno spazio museale già predisposto. L’architettura semplice è ispirata al razionalismo del primo Novecento con molto legno e piante e inserti di color giallo paglierino opaco. Il nome Alle cantine racconta l’ambizione di selezionare e vendere prodotti del Nord della Sardegna, quel territorio compreso tra le province di Alghero e Sassari inserendo vini di qualità, una cantina per zona – Alghero-Fertilia, Sorso, Stintino e Sassari – e cibi tradizionali e tipici, quali ad esempio l’olio già presente quello dell’Oleificio Giovanni Matteo Corrias.

    L’ambizione è infatti di diventare un punto di riferimento e di incontro che disegni le tipicità locali considerando che dalla sede d’agosto passano in entrata e uscita 17mila auto alle quali il desiderio è di lasciare l’impronta del luogo.

    Quanto al Museo, si sta disegnando un percorso che insieme all’Associazione Il tempo della memoria, nata nel 2008, attraversi i mestieri della campagna del Novecento, quali ad esempio i maestri d’ascia, con una serie di attrezzi, di pannelli e completi l’offerta con eventi culturali.

    L’Associazione, ci ha raccontato Diana, è nata per valorizzare la tradizione del Presepe locale composto di statue a grandezza naturale, oggi arrivato a contare un centinaio di pezzi, alcuni provenienti da donazioni di altri paesi.

    Anche l’offerta dei vini risponde al desiderio di mostrare le caratteristiche locali con la produzione di Vermentino, Cannonau e Distillati.

    La produzione comprende un Vermentino Doc, Istinto, dotato di grande freschezza e sapidità, quasi bagnato dal mare e ricco in profumi vegetali di macchia mediterranea; con un sentore di pesca matura e in particolare un finale di albicocca secca che unisce una certa dolcezza, alla nota fresca e aspra tipica del frutto e un finale amaricante.

    Un secondo Vermentino, Nadir, ha un passaggio in legno che gli conferisce una nota classica di vaniglia non troppo accentuata e un gusto fruttato persistente anche se al naso la freschezza è apprezzabile. Il Cannonau sardo Doc, Latino, vendemmia 2019, ha vinto nel 2023 la Medaglia d’oro Grenache du Monde. Il disciplinare consente l’inserimento di altri vitigni fino al 20% che nell’ultima vendemmia è stato realizzato con Cabernet al 12%.

    La Casa vinicola produce anche una grappa bianca di Vermentino in due versioni di cui una barricata e in progetto c’è l’implementazione di distillati e del tradizionale Mirto. L’obiettivo nel medio periodo è di inserire anche il Cagnulari, vitigno che in questo momento il mercato sta richiedendo,

    Un’ipotesi ma da valutare potrebbe essere anche la produzione di un vino da dessert, considerato che il terroir e l’esposizione di Stintino è paragonabile a Sorso dove viene prodotto un Moscato apprezzato.

    Per quanto riguarda il vigneto è caratterizzato dall’esposizione al Maestrale, anticamente chiamato il vento salato per la nebulizzazione che produceva della spuma del mare, che si vede, con un effetto tra l’altro suggestivo dalla stessa vigna. Ora le uve sono certamente sane anche se la resa è bassa e la concentrazione alta, fatto che può essere un elemento di qualità sempre che sia dosato.

    E al vento non si comanda. Normalmente esso soffia soprattutto a ottobre novembre quando non fa danni ma quest’anno l’intensità si è manifestata anche a marzo, creando qualche problema.

    A livello climatico però la zona è interessante perché, inserita tra due mari, non presenta forti escursioni ed è al riparo da gelate o effetti improvvisi di fenomeni che ad esempio possano innalzare eccessivamente la temperatura.

    La scelta della Spalliera è indicata per contenere l’esposizione al sole e perché in tal modo i filari si proteggono l’un l’altro.

    Antonio Diana non smette di fare progetti e l’idea per il vigneto è di sistemare la macchia intorno, realizzando una struttura per valorizzare la vigna con degustazioni a margine dei filari ed eventi culturali come concerti nel segno del sole, sale e sapore.

    A cura di Giada Luni

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